Nasce il nuovo Centro Commerciale Naturale, CARBONIA PRODUCE.
Ma cosa è, un CCN? E quali sono i suoi obiettivi?
Bene, in questo articolo cercherò di dare risposta a questi quesiti.
Anzitutto, dobbiamo dire qual è la ragione che spinge un gruppo di attività imprenditoriali a riunirsi attraverso questa modalità.
Sappiamo bene che i centri di tutte le città d’Italia e, a maggior ragione, di un centro con le caratteristiche della cittadina sulcitana, vivono oggi una crisi sensibile, dovuta a tanti fattori: sociale, culturale, economica, ma non solo.
L’epicentro commerciale, oramai in tutte le città, è localizzato nelle periferie, nelle zone commerciali, nei centri commerciali, ipermercati, outlet.
A tutto ciò fa eco l’imporsi a tutti i livelli e in tutti i settori delle multinazionali dell’e-commerce. Insomma, la capacità di attrazione della piccola distribuzione cittadina è sempre più ridotta.
Questo anche perché tutte le politiche di marketing sono decisamente più incisive da parte di chi possiede più capacità economiche da investire in strategie promozionali.
A ciò aggiungiamo anche un contesto locale, economico e sociale, di elevata criticità: i livelli di disoccupazione sono impressionanti e, pertanto, si crea un circolo vizioso che rende sempre meno consistenti i budget destinati ai consumi.
E anche per i beni di prima necessità, sempre più ci si affida a discount o, comunque, attività della GDO in grado di assicurare il massimo risparmio possibile.
Quest’analisi impietosa ci dice la cifra di una crisi generale che sembra accentuarsi sempre più e non dare più alcuna speranza di ripresa. La mentalità diffusa è che in futuro potrà andare solo peggio.
A questo si unisce un “passatismo” anacronistico, per il quale tutto ciò che è stato il passato, buono, non tornerà più. E ci si abbandona a sterili atteggiamenti da “Aspettando Godot” di Beckettiana memoria: prima o poi, forse, arriverà qualcuno o qualcosa che si prenderà cura di noi.
Ecco, a quest’ultimo passaggio mi voglio allacciare per affermare che il CCN nasce proprio per andare oltre questo atteggiamento disfattista.
Prima ancora che uno strumento concreto e, si spera, efficace, il CCN è un’idea, un sogno, un desiderio, che trova il modo di poter essere realizzato.
Lasciando da parte tutte le difficoltà -reali- che le attività incontrano, chi aderisce a questa iniziativa prova ad urlare al mondo che non ci sta ad assistere passivamente alla desertificazione del centro città.
La rivitalizzazione della città non è un’utopia, è un percorso progressivo lungo e complicato, ma non impossibile.
Si tratta, come per tutte le cose, di definire un Progetto, con obiettivi possibili, con strumenti adeguati. Il marketing territoriale è una scienza, non ci si può improvvisare: bisogna avere competenze, idee chiare e tanta determinazione.
Fare rete è il primo obiettivo: bisogna imparare a ragionare con la stessa testa e puntare gli stessi obiettivi con le stesse modalità. Ogni attività deve essere complementare e funzionale al fine comune: da soli non si può competere, se si fa parte di un sistema integrato, ciò è possibile!
Bisogna riuscire ad innescare un circolo virtuoso, cercando di supportarsi a vicenda, imparare a gioire per i successi degli altri, perché in un successivo momento i successi saranno i nostri.
L’obiettivo iniziale e più importante è quello di creare un gruppo coeso, unito, attivo ed efficace. Questo stile è il primo passo, ma anche quello più importante. Perché chi osserva dall’esterno deve riconoscere chi ne fa parte e avrà un atteggiamento diverso nell’accostarsi a quel contesto.
Detto questo, è opportuno affermare che il CCN non nasce per opporsi o fare concorrenza alla GDO. Sarebbe profondamente sbagliato e, senza alcun dubbio, una partita persa.
I grossi brand sanno come fare politiche aggressive che non danno scampo alla piccola distribuzione cittadina.
Il terreno di scontro è un altro: come per tutte le attività di posizionamento di un brand, l’obiettivo deve essere quello di differenziarsi il più possibile!
Non si può sperare che il cittadino vada al centro a fare gli acquisti per simpatia, perché ci tiene, o per una questione morale. Questo può funzionare per una singola campagna promozionale, che miri anche alla sensibilizzazione.
No, il cittadino comune va al centro a fare gli acquisti solo perché gli offriamo un motivo per farlo, perché lo reputa più conveniente rispetto al centro commerciale tradizionale o all’ipermercato.
Il CCN dovrà riuscire a fornire di sé un’immagine forte, determinata, ricca di motivazione e di vantaggi per la clientela: servizi di qualità, eventi culturali e iniziative di ogni categoria, contesti storici e artistici nei quali opera, strumenti di fidelizzazione unici e tanto altro.
Insomma, la sfida è lunga ed impegnativa. Ma il segnale è inequivocabile: nessuno ha intenzione di darsi per vinto, così come Davide con Golia.
Seguiteci e ne vedrete delle belle!